Ho sempre avuto in odio i micro-cosmi paralleli che siamo costretti ad attraversare nel corso della nostra vita.
Mi riferisco, nella fattispecie, ai luoghi in cui rimaniamo chiusi con individui di estrazione diversa che, purtroppo, non abbiamo potuto scegliere:
- treni;
- autobus;
- scuole;
- uffici...
Trovo insopportabili queste convivenze. Forse sono un po' misantropo, non so bene, ma non mi trovo mai a mio agio e cerco di rifuggire quei fuggevoli rapporti che questa varia umanità cerca, viceversa, di instaurare.
Mi nascondo dietro un libro, un giornale, un computer.
Lavorare in ufficio, fare sindacato, mi aiutano, mi fanno uscire dal guscio, mi impongono un cambio di rotta. Ma il lupo, si sa, perde solo il pelo.
In queste ore di inutile noia quotidiana, chiudo la porta e divento un fantasma, invisibile a tutti gli altri colleghi.
Già normalmente lo stronzone non mi cerca. Quando non c'è, posso divertirmi ad eclissarmi dietro il computer.
Da un certo punto di vista non vorrei avere a disposizione una password per Internet, da un altro mi fa comodo: eppure dovrei mollare la sterile navigazione senza meta e mettermi senza indugi a studiare.
Accendo il portatile. Digito nome utente e password. Apro xterm e mi loggo come utente root per andare nella directory sulla qualle c'è la tesi. Digito emacs index.tex & e il master file della tesi mi si mostra in tutti i suoi multicolori. Devo studiarmi una impaginazione più precisa, poiché non sono soddisfatto di quella rabberciata fino ad ora, che non mi allinea correttamente i margini destro e sinistro nelle pagine fronte/retro.
Faccio i miei esperimenti...
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